Return to Monkey Island: un ritorno molto atteso- la recensione
Return to Monkey Island è un ritorno storico di una delle avventure grafiche più amate negli anni '90, in questo nuovo capitolo ritorna Ron Gilbert, autore di The Secret of Monkey Island e Monkey Island 2: Le Chuck's Revenge, i primi due videogiochi del franchise.
Il nuovo titolo di Terrible Toybox non bisogna considerarlo come un sequel diretto dei primi due capitoli, visto che poi sono stati rilasciati tre altri videogiochi della saga, ma rimane canonico per la serie che ci permette di vestire nuovamente i panni di Guybrush Threepwood.
Trama
La storia di Return to Monkey Island riparte dal parcogiochi dove si era concluso il secondo capitolo del franchise, inoltre per chi ha bisogno di un ripasso oppure non si è mai avvicinato alla serie, c'è un menù dei ritagli che riassume le vecchie avventure di Guybrush Threepwood.
In questo nuovo capitolo, il protagonista è alla ricerca di nuovi pirati e una nuova nave per scoprire il segreto di Monkey Island, tuttavia piuttosto che formare una ciurma decide di farsi assumere con uno stratagemma nell'equipaggio della sua storica nemesi: Le Chuck.
Il racconto di Return to Monkey Island spicca per una grande cura nella scrittura dei dialoghi, quest'ultimi convincono per l'intera avventura specialmente nei momenti più ironici con siparietti esilaranti.
L'ultima opera di
Ron Gilbert è una continua citazione con il passato, ai tempi che sono trascorsi sia per il giocatore che ha vissuto i primi due capitoli
rilasciati negli anni 90' e sia per il protagonista Guybrush
Threepwood che in Return to Monkey Island ritrova i vecchi compagni delle precedenti
avventure.
Il fanservice nel videogioco pubblicato da Devolver Digital è presente e magari non verrà colto in pieno da chi si avvicinerà alla serie direttamente con questo capitolo, ma i riferimenti al passato non sono mai decontestualizzati nella narrativa.
Return to Monkey
Island ha tra i suoi punti di forza la qualità del racconto e la
caratterizzazione dei personaggi principali dell'avventura, putroppo
ciò che invece mi ha convinto meno e sicuramente farà discutere nei
prossimi mesi è il finale che risulta volutamente "controverso",
l'intenzione di Ron Gilbert è audace, ma la sensazione una volta
raggiunti i titoli di coda non è quella di una conclusione degna e forse è fin troppo citazionista.
Gameplay
Il gameplay del videogioco pubblicato da Devolver Digital non snatura ciò che abbiamo visto nei primi due capitoli ideati da Ron Gilbert, il genere di appartenenza è sempre quello delle avventure grafiche: negli anni abbiamo visto molti titoli prendere ispirazione e abbiamo assistito alla nascita degli interactive drama, videogiochi comunque diversi vista la totale semplificazione o assenza degli enigmi ambientali.
Return to Monkey Island invece ritorna ai fasti di un tempo con un sistema di controllo ovviamente rinnovato ma basato sui più tradizionali punta e clicca, il giocatore ha la possibilità di compiere azioni con due tasti del gamepad e utilizzarli per interagire sia con l'ambiente che con i personaggi.
Il sistema seppur non snatura l'idea dei capitoli originali è stato comunque svecchiato, anche rispetto al recente titolo del team: Thimbleweed Park, i comandi sono più fluidi e meno macchinosi.
Dal punto di vista dell'accessibilità, Return to Monkey Island presenta due diverse difficoltà: la modalità casual e quella difficile, tuttavia a prescindere dal livello di sfida è stato integrato in-game un sistema di suggerimenti che può essere consultato in qualsiasi momento dell'avventura.
La differenza tra le due difficoltà settabili è nel numero e nella complessità degli enigmi ambientali da affrontare, nella modalità più semplice alcuni puzzle non compaiono oppure sono molto più semplici.
Nel mio caso ho optato per la modalità difficile, nonostante il livello di sfida più alto, c'è da fare una considerazione: gli enigmi ambientali nella maggior parte dei casi sono abbastanza semplici, specialmente dopo le prime ore si riesce a comprendere quale negozio può assicurarci quella chiave oppure quale oggetto dobbiamo equipaggiare per risolvere il puzzle.
Si tratta di una semplificazione forse eccessiva e sicuramente farà discutere i puristi, inoltre seppur nel videogioco è presente una sorta di "viaggio rapido" (tramite le mappe del gioco), nelle fasi avanzate di Return to Monkey Island c'è un abuso del backtracking, senza fare spoiler in determinati momenti si crea una sorta di gameplay loop in cui bisogna tornare più volte negli stessi luoghi, visitando nuovamente dei negozi.
Stile grafico e comparto sonoro
Tra gli aspetti che più hanno fatto discutere nel periodo pre-lancio c'è lo stile grafico, dopo aver concluso l'avventura di Ron Gilbert ho sensazioni contrastanti, da un lato gli scenari riescono a convincere abbastanza, penso ad esempio al primo impatto di Melee Island, d'altro canto i modelli poligonali dei personaggi sono abbastanza anacronistici, vista la quasi totale mancanza di espressività.
Per ciò che riguarda il comparto tecnico, ho testato Return to Monkey Island su Xbox Series X, non è sicuramente un titolo che spinge le console next-gen, visto che è arrivato già alcuni mesi fa su un hardware come Nintendo Switch, fa riflettere sicuramente l'assenza su PlayStation 4 e Xbox One, chissà se non arriverà in futuro sulle console old gen.
Non ho comunque riscontrato nessun bug oppure cali di frame specifici, il videogioco non è particolarmente pesante, su PC non richiede una configurazione molto recente e l'avventura di Gilbert e soci può essere giocata anche da chi possiede un PC più datato.
La colonna sonora convince con evidenti riferimenti al passato e permette al giocatore di avere una maggiore immersione durante l'esplorazione, facendolo sentire cosi a proprio agio con l'atmosfera di Return to Monkey Island.
Sul fronte longevità, la nuova avventura di Terrible Toybox si completa tra le 8 e le 10 ore a difficoltà difficile, mentre nella Modalità Casual in circa 6 ore, rimane comunque una durata coerente per il genere di appartenenza.
Return to Monkey Island è un ritorno storico, il nuovo capitolo del franchise convince sulla narrativa e nella caratterizzazione dei personaggi principali, ma abusa troppo del backtracking e gli enigmi non sono particolarmente impegnativi.
Lo stile grafico molto criticato nel periodo pre-lancio convince negli scenari, ma risulta imperfetto nei modelli poligonali dei personaggi poco espressivi per un prodotto odierno.
L'ultima opera di Ron Gilbert seppur è ricca di fanservice riesce a rinnovare la formula delle avventure grafiche senza snaturarsi, proprio per questo motivo al netto di alcuni difetti può essere il target di riferimento di un vasto numero di giocatori.
Voto 7,6
Pro
Narrativa coinvolgente che spicca per un'ottima scrittura dei dialoghi...
Buona caratterizzazione dei personaggi principali
Rinnova la formula dei capitoli originali ma senza perdere la propria identità....
Contro
... Ma il finale audace risulta anticlimatico
... Tuttavia gli enigmi sono più semplificati del previsto
Abusa fin troppo del backtracking
Lo stile grafico convince poco sui modelli poligonali dei personaggi
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