Elden Ring: il primo Souls-like open world- la recensione

21.09.2022

Elden Ring era uno dei giochi più attesi del 2022, non solo per la qualità delle ultime produzioni di From Software (qui la recensione di Sekiro: Shadows Die Twice), ma anche perchè si tratta del primo Souls-like open world del team capitanato da Hidetaka Myazaki.

Dopo il Game of the Year nel 2019 a Sekiro che abbandonava il genere dei Souls-like con un'impronta più action, questa volta From Software ritorna sulla strada intrapresa dal 2009 con Demon's Souls, ma con diverse novità legate all'introduzione dell' open world.

Immaginario e narrativa

"Alzati, senzaluce"

In Elden Ring siamo un senzaluce con lo scopo di diventare Lord Ancestrale, l'avventura di From Software è ambientata nell'Interregno, diversi anni dopo la distruzione dell'Anello Ancestrale e della disgregazione dei frammenti, denominati Rune Maggiori.

L'ultima opera del team nipponico è caratterizzata anche dalla presenza nel "cast" di George R.R. Martin, scrittore noto per aver creato i romanzi fantasy delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, adattato nella rinomata serie TV del Trono di Spade.

Nella creazione dell'immaginario di Elden Ring si nota sicuramente la collaborazione con l'autore, la lore dell'open word di From Software è ancora più sfaccettata rispetto alle precedenti opere, il titolo è infatti caratterizzato da una miriade di segreti e missioni opzionali che hanno un ruolo chiave anche nella Main Quest.

A proposito delle missioni secondarie, c'è da fare una precisazione: l'Interregno è immenso e sarà molto facile perdere dei dialoghi con gli NPC di turno e completare tutte le quest opzionali è un'impresa ardua.

Alcune di queste sottotrame si perdono infatti avanzando nella storyline e se da un lato rimane l'icona dei personaggi secondari sulla mappa, sarà complesso ricordare le richieste dei suddetti, a causa  dell'estensione del gioco.

In tal senso mi sarebbe piaciuto vedere un diario con l'avanzamento delle quest, sotto questo punto di vista in Elden Ring c'è il rischio di perdere molti contenuti e non sempre così secondari.

Per ciò che concerne la gestione della trama, il titolo rimane molto criptico e pur rimanendo fedele al passato di From Software mi sarebbe piaciuto vedere una maggiore chiarezza in alcuni casi, un pò come era accaduto in Sekiro: Shadows Die Twice, dove a fronte di una lore sfaccettata la storyline riusciva a convincere, grazie alla caratterizzazione di alcuni personaggi.

Nel complesso, Elden Ring è contraddistinto da un mondo affascinante, non mancheranno riferimenti alle precedenti opere del team nipponico, così come tramite oggetti sarà possibile approfondire alcuni aspetti della narrativa, tuttavia se vi aspettate un racconto più comprensibile rispetto al solito potreste rimanere contrariati.

Gameplay e open world

Elden Ring è il primo Souls-like di From Software open world, nella mia avventura nell'Interregno ho scelto come classe il Samurai, ce ne sono dieci in totale e spaziano dall'Astrologo che è incentrato sulla magia fino al Cavaliere Errante, specializzato negli attacchi melee.

La formula messa in piedi da From Software funziona  e offre quella continuità richiesta dai fan del genere, il combat system prende dalle basi della trilogia di Dark Souls, ma è stato perfezionato con una maggiore dinamicità negli scontri e con l'aggiunta del salto, fondamentale anche per prendere in controtempo i nemici.

Inoltre in Elden Ring è possibile con determinati attacchi abbattere la postura degli avversari, non si tratta di una soluzione costante simile a come era accaduto in Sekiro, ma degli espedienti da utilizzare in base alla propria build e caratteristiche del nemico di turno.

Tra le aggiunte piacevoli ci sono da menzionare le ceneri di guerra: abilità da equipaggiare su determinate armi, ad esempio nella mia run con il Samurai una delle build più efficaci è la Uchigatana con sanguinamento, sotto questo punto di vista Elden Ring offre una miriade di possibilità al giocatore.

Per ciò che riguarda lo stealth è un'opzione possibile all'interno dell'open world di From Software, speciamente con l'utilizzo del colpo caricato alle spalle, tuttavia la furtività rimane una soluzione accennata e non un focus importante come era accaduto con Sekiro, dove grazie alla verticalità tramite il rampino diventava fondamentale ripulire le aree di gioco con lo stealth.

Nell'ultima produzione del team di Hidetaka Myazaki è possibile anche potenziare armi con le pietre da forgiatura ed è presente anche un sistema di crafting basilare ma funzionale, senza dimenticare poi l'aumento delle statistiche dove è fondamentale comprendere quali abilità upgradare in base alla propria build.

La sostanziale differenza rispetto ai precedenti Souls-like di casa From Software è data come detto prima dall'open world, nell'esplorazione il Senzaluce può affidarsi al cavallo Torrente per muoversi in maniera rapida tra le varie regioni dell'Interregno.

Rispetto a ciò che abbiamo vissuto con Demon's Souls e la trilogia di Dark Souls, in Elden Ring i punti di grazia (così sono chiamati i falò nell'ultimo gioco di From Software) sono molti più del previsto, così come tramite le Statue di Marika il giocatore può respawnare davanti all'ingresso del villain di turno.

Sotto questo punto di vista, Elden Ring è un gioco più accessibile rispetto ai precedenti Souls-like e specialmente Sekiro, le stesse Rune (anime nei Souls-like) è più complesso perderle vista la struttura a mondo aperto del titolo, fanno eccezione le fasi nei dungeon dei mini boss opzionali che meritano un capitolo a parte più avanti.

Il videogioco di From Software vive di due situazioni differenti: l'open world con l'esplorazione totalmente libera e con una mappa in cui è possibile marchiare specifiche zone e i Legacy Dungeon dove si ritorna ad una formula molto nota per i fan.

Nel primo caso il lavoro creato da From Software si differenzia dalle recenti produzioni Ubisoft e dall'ottimo Horizon Forbidden West (qui la recensione del videogioco di Guerrilla) e si avvicina con le dovute proporzioni ad un'esplorazione più simile a The Legend of Zelda: Breath of the Wild.

Elden Ring lascia in mano al giocatore la totale libertà, l'open world è mastodontico e ricco di segreti, scoprirli tutti è quasi impossibile e infatti sarà facile perdere dei contenuti come ad esempio delle aree opzionali aggiuntive.

La scelta di quale boss secondario affrontare per primo non segue uno schema preciso ed è proprio qui che entra in gioco la differenza con altri videogiochi a mondo aperto, nella prima area a Sepolcride molti giocatori rischiano di scontrarsi troppo presto con il primo villain principale per poi tornare ad esplorare e completare boss opzionali prima di ritornare a progredire nella Main Quest.

Questo è uno dei fattori che rende Elden Ring più accessibile rispetto agli altri videogiochi di From Software, nessuno vieta al giocatore di aumentare le statistiche con i boss secondari e ci si rende conto immediatamente quando affrontiamo un nemico fin troppo ostico per il nostro livello attuale.

Inoltre nelle boss fight oltre ad invitare altri giocatori in Multiplayer, (con la possibilità anche di invadere altri giocatori oppure rilasciare messaggi nelle vicinanze di qualche pericolo),  c'è una novità assoluta: le evocazioni degli spiriti.

Completando diverse boss fight, oltre ad accumulare le Rune per poter aumentare le statistiche, si sbloccano determinati spiriti che si possono evocare durante gli scontri più ostici, inoltre proprio come l'equipaggiamento è possibile potenziare le evocazioni trovando determinate piante, durante l'esplorazione nell'Interregno.

In Elden Ring ho lodato le varie possibilità di approccio e la libertà dell'open world, tuttavia sono presenti delle pecche abbastanza evidenti che meritano un maggiore approfondimento: il primo è legato al riciclo dei boss opzionali, nell' avventura mi è capitato di dover riaffrontare anche cinque o sei volte determinati villain secondari, in cui le differenze tra loro erano relative alla maggiore vitalità dell'avversario oppure ad attacchi di ghiaccio o fuoco.

Nell'open world di From Software, come detto prima c'è spazio anche per i Legacy Dungeon, ed è proprio qui che ritorna un'esperienza simile alla trilogia di Dark Souls.

La struttura di gioco in queste aree torna più ostica con un boss ad attenderci alla fine della catacomba di turno, in questo caso per arrivarci troveremo minion impegnativi e per sbloccare l'ingresso del villain bisogna trovare una leva nascosta all'interno del Dungeon.

Nonostante un level design abbastanza efficace, in questi casi convince poco la reiterazione di certe situazioni, si poteva trovare qualche espediente più vario piuttosto di dover sbloccare una porta sempre allo stesso modo e con aree decisamente similari nei dungeon.

Nelle catacombe infatti il design delle aree è identico a livello cromatico, l'unica eccezione in questo caso è dato dalle Tombe, che sono di un numero limitato rispetto alla maggior parte dei Dungeon presenti in Elden Ring.

Inoltre un problema storico di From Software è sempre stata la gestione della telecamera, qui viene disinnescato meglio negli scontri con i boss nell'open world, mentre nelle aree più strette come le catacombe ritorna una certa imprecisione, specialmente nella corretta visione degli attacchi avversari.

Una menzione la meritano anche i combattimenti a cavallo, efficaci nell'open world e riescono a dare una maggiore varietà agli scontri, in alcuni casi il fedele Torrente è fondamentale anche con i villain principali della Main Quest.

Ambientazione  e prestazioni tecniche

L'Interregno è uno dei mondi più affascinanti creati da From Software, le ambientazioni spiccano per una direzione artistica come al solito fuori scala e per luoghi simili anche alle precedenti opere del team nipponico: un esempio è l'Accademia di Raya Lucaria che ricorda da vicino l'atmosfera di Bloodborne.

Ciò che stupisce in un videogioco così esteso è la varietà di ambientazioni di assoluta qualità, se negli antecedenti titoli From Software aveva creato immaginari e mondi affascinanti in titoli con diversi bivi ma non a mondo aperto, in Elden Ring il team capitanato da Hidetaka Myazaki riesce a superarsi, visto che si tratta del primo open world della loro storia recente.

Per ciò che concerne il comparto tecnico, il titolo è evidentemente cross-gen, nella mia prova su PlayStation 5 ho optato per la Modalità Prestazioni che predilige i 60 FPS non sempre stabili,  in alcuni momenti ci sono cali che non rendono comunque l'esperienza invalidante.

La Modalità Grafica a 30FPS punta invece su una maggior pulizia grafica, in linea generale però anche in questo caso l'uscita cross-gen si nota e dovremo aspettare il prossimo gioco di From Software per vedere il salto generazionale.

Il comparto sonoro spicca invece sia per un sound design di ottimo livello che per le tracce sonore, molto incisive nelle boss fight della Main Quest e anche la stessa colonna sonora rimane impressa nella mente. come è già accaduto con altri videogiochi targati From Software.

Una nota di demerito per la mancanza del doppiaggio in italiano, presente invece sia in Bloodborne che Sekiro, le voci originali risultano idonee e azzeccate per gli NPC presenti nell'Interregno e anche la voce fuori campo riesce ad enfatizzare al meglio i momenti epici dell'avventura.

Sul fronte longevità vista la natura open world, Elden Ring è il Souls-like più ricco di contenuti della storia di From Software, nel mio caso ho completato la Main Quest  e più di un 85% di boss opzionali in 90 ore di gioco, tutto questo senza aver finito molte quest secondarie e aver esplorato a fondo tutte le aree segrete presenti nel gioco, in quel caso la durata si potrebbe attestare almeno sulle 150 ore.

Elden Ring è la summa dei Souls-like di From Software in un contesto open world, la qualità delle ambientazioni e della direzione artistica sono di assoluta qualità, così come la totale libertà di progressione nell'open world.

Il titolo pecca invece nel design dei Dungeon e in una certa ripetizione dei boss opzionali presenti nell'Interregno.

Come immaginario invece il mondo messo in piedi da Hidetaka Myazaki e George R.R. Martin è uno dei più affascinanti della storia di From Software, che comunque non riesce a scrollarsi una certa cripticità nella storyline.

Elden Ring è uno dei videogiochi più importanti dell'anno e dei più rappresentativi dell'industria, al netto di alcuni difetti che in futuro open world di From Software potranno essere limati, è un titolo mastodontico e fortemente consigliato per chi apprezza i videogiochi a mondo aperto e i titoli precedenti dello studio di Hidetaka Myazaki.

Voto 8,4

Pro

Open world con grande libertà nella progressione e ricco di contenuti

Grande varietà di ambientazioni e direzione artistica eccellente

Uno degli immaginari più affascinanti creati da From Software...

Gameplay più dinamico con l'aggiunta del salto e fondamentale il cavallo Torrente nell'esplorazione


Contro

Comparto tecnico cross-gen e diversi cali di frame rate

Boss opzionali e design dei Dungeon riciclati più volte

... Ma la narrativa rimane fin troppo criptica in diversi momenti della Main Quest


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