Kena Bridge of Spirits: il gioco indie del 2021- la recensione

09.05.2022

Kena: Bridge of Spirits è il primo gioco di Ember Lab, azienda che in passato lavorava come studio di animazione e negli effetti visivi.

I loro primi lavori riguardavano infatti dei contenuti animati per Coca Cola e anche dei cortometraggi a tema videoludico come il fan film su The Legend of Zelda.

Tornando a Kena: Bridge of Spirits, il titolo si è presentato in maniera ottima grazie anche ad un marketing non indifferente vista l'esclusività temporale (il titolo dovrebbe arrivare più avanti sulle altre console, mentre è disponibile su PC) sulle piattaforme Sony e inoltre la prima produzione di Ember Lab è stata premiata ai The Game Awards 2021 nella categoria gioco indie dell'anno.


Trama

La trama del titolo di Ember Lab ci mette nei panni di Kena, una giovane ragazza orfana fin dalla tenera età e soprannominata guida spirituale.

La protagonista dell'avventura ha il compito di aiutare degli spiriti e riportare la serenità nel Villaggio, il racconto è molto vicino a ciò che capita di vedere nei film di animazione e la sensazione di dèjà-vu è forte, tuttavia ciò che non mi ha particolarmente convinto nella trama di Kena: Bridge of Spirits è la freddezza nello scorrere degli eventi.

L'empatia con i personaggi e la caratterizzazione degli stessi sono degli elementi che latitano nel titolo di Ember Lab, anche nella scrittura dei dialoghi si nota una certa inesperienza del team con un'opera multimediale interattiva.

Fanno comunque eccezione alcuni momenti nel finale legati al passato di Kena, in linea generale la conclusione rimane la parte più convincente dell'opera di Ember Lab.

Oltre agli spiriti maligni, Kena durante la storyline fa la conoscenza anche di spiriti che sono dalla sua parte e in un certo modo aiuteranno la protagonista.

Inoltre i maggiori alleati in Kena: Bridge of Spirits sono sicuramente i Rot, animaletti da trovare nelle fasi di esplorazione che saranno molto utili nel gameplay del titolo di Ember Lab.

Gameplay

Il gameplay di Kena pesca a piene mani dagli action adventure tripla A più di successo dell'epoca PlayStation 2, non proponendo una formula particolarmente originale ma che su diversi aspetti funziona.

Il combat system ad esempio vede come unica arma ravvicinata il bastone della protagonista, il feeling pad alla mano è di un'ottima fluidità, le schivate funzionano così come il parry, senza aspettarsi un livello tecnico eccezionale, il lavoro svolto da Ember Lab funziona con una progressione basilare, ma che proseguendo nell'avventura riesce a convincere con abilità contestuali ai nemici che affronteremo più avanti.

Inoltre, Kena può sfruttare sia l'attacco rapido che caricato tramite i tasti dorsali del Dualsense, quest'ultimo convince particolarmente nel feeling dell'attacco caricato.

Una menzione la merita anche l'arco, sbloccabile dopo poche ore di gioco e molto utile per colpire a distanza i nemici che attaccano da lontano,  specialmente in questo caso l'implementazione del nuovo joypad di PlayStation 5 riesce a convincere più di produzioni blasonate terze parti.

Inoltre, come ho già detto antecedentemente i Rot assumono un ruolo fondamentale nel gameplay, gli animaletti hanno il compito di purificare le zone per fermare le ondate di nemici e possono venire in soccorso con loro abilità specifiche, come nel caso degli upgrade relativi all'arco in cui possiamo scoccare più frecce.

Tuttavia, in Kena sono presenti  sono presenti delle pecche relative principalmente alla gestione della telecamera e al lock on, in emtrambi i casi il comando è l'analogico destro, quindi nel momento in cui si decide di muovere la telecamera per vedere da dove arrivano gli attacchi si perde il lock on sul nemico di turno.

Manca infatti un'indicatore che avvisa dell'attacco dei nemici, sia quelli a distanza che ravvicinati, sono elementi che in un gioco come Kena: Bridge of Spirits pesano in negativo e in questi casi si nota l'inesperienza di Ember Lab su un videogioco.

Un altro elemento rivedibile è la varietà dei nemici, per tutte le circa 10 ore necessarie a completare l'avventura, ho notato un limitato numero di avversari, proseguendo nell'avventura si impareranno a menadito i patterni di attacco e tra i nemici faranno capolino anche alcuni boss già affrontati, una situazione simile a quanto era già avvenuto nell'ultimo God of War.

A proposito di questo, va affrontato un altro discorso: il gioco presenta un buon numero di boss fight, molte funzionano anche a livello scenico, tuttavia un altro problema di Kena: Bridge of Spirits è il bilanciamento della difficoltà.

Come detto poco fa gli scontri con i minions risultano prevedibili a difficoltà Spirito Guida (standard), proprio per una scarsa varietà di nemici, tuttavia le boss fight hanno un livello di sfida inconsueta rispetto al resto del gioco, non stiamo parlando di nemici più forti in cui comprendere i pattern è fondamentale, ma il bonus di danni subiti è eccessivo, bastano un paio di colpi ricevuti per cadere al tappeto.

Si tratta di una difficoltà artificiosa e non in linea con il resto del gioco, i nemici generici non preparano agli scontri più tosti in maniera adeguata con i villain e l'esperienza di gioco risulta sbilanciata a difficoltà standard.

Nella produzione di Ember Lab sono presenti anche sezioni platform ben costruite e non troppo guidate, in base ai poteri della protagonista il giocatore ha il compito di comprendere come proseguire, si trattano di momenti che spezzano il ritmo dalle fasi più action, ben riuscite ma con alcune imprecisioni legate alle animazioni del salto di Kena.

Per ciò che concerne la struttura di gioco, Kena: Bridge of Spirits è un action adventure con una mappa da esplorare e con dimensioni molto contenute, non siamo di fronte ad un open world e nemmeno un videogioco totalmente lineare.

L'esplorazione risulta convincente con aree abbastanza ampie da esplorare e con piccoli segreti da trovare, in un certo senso l'opera di Ember Lab è un simil-metroidvania in 3D, non siamo di fronte ad una struttura con molti bivi  simile a come era accaduto in Control ad esempio, proprio per questioni di budget in alcuni momenti verso le fasi finali dell'avventura l'esplorazione diventa molto più contenuta e un po' meno convincente della prima metà di gioco.

Inoltre, durante le fasi di esplorazione sarà possibile incrementare il numero di Rot e trovare oggetti cosmetici come i cappelli che si possono acquistare anche ai negozi.

Non mancano poi piccoli enigmi ambientali utili per avere delle ricompense, così come piccole quest secondarie legate agli spiriti, in questo Kena non è mai troppo dispersivo, non si trattano di attività collaterali che allungano eccessivamente la longevità del titolo.

Ambientazione e prestazioni tecniche

L'ambientazione di Kena: Bridge of Spirits risulta convincente fin dai primi istanti del gioco, non siamo di fronte a location vastissime e paragonabili a quelle di titoli open world, ma grazie ad una direzione artistica sublime l'opera di Ember Lab ha uno stile riconoscibile e molto ispirato.

Il comparto tecnico convince molto su PlayStation 5 con i 4k nativi e 30 FPS che donano una maggior pulizia visiva, mentre rinunciando alla risoluzione nativa è presente una maggior fluidità con i 60 FPS che durante le boss fight danno quel qualcosa in più.

In entrambi i casi sono rimasto soddisfatto da Kena: Bridge of Spirits e considerando che non siamo di fronte ad una produzione stellare, il lavoro sul comparto tecnico è di ottimo livello.

Convince meno il doppiaggio in lingua originale con voci non sempre così adatte ai comprimari dell'avventura, fatta eccezione per la protagonista.

Manca invece il doppiaggio in italiano, ma è comunque presente la localizzazione nella nostra lingua.

Passando alle tracce sonore, ho trovato la Main Theme molto ispirata, ma manca un po' di varietà nelle soundtrack, che in sostanza sono di un numero esiguo.

Sul fronte longevità, Kena: Bridge of Spirits si attesta sulle 10 ore di gioco a difficoltà standard, completando tutti i segreti nella mappa il titolo può arrivare fino alle 15 ore di gioco, in linea generale la durata è soddisfacente e paragonabile ad altri esponenti del genere.


Kena: Bridge of Spirits è un buon titolo d'ingresso per Ember Lab, il primo videogioco della storia del team impressiona in positivo sotto il profilo della conduzione artistica e dal punto di vista grafico.

Sono presenti comunque varie imperfezioni legate ad un bilanciamento della difficoltà rivedibile già a livello standard e difetti legati al sistema di lock-on e alla gestione della telecamera.

L'opera di Ember Lab è un titolo consigliato ai fan degli action-adventure tipici delle vecchie generazioni di console, rimangono alcuni difetti figli dell'inesperienza di un team alle prime armi, ma che in futuro potrebbe sorprendere e attestarsi tra i più talentuosi del panorama indipendente.

Voto 7,6

Pro

Direzione artistica eccellente e comparto tecnico di buon livello

Struttura di gioco convincente

Combat system fluido e con abilità interessanti....

Contro

Bilanciamento della difficoltà rivedibile

Narrativa poco convincente

... ma sono presenti delle imperfezioni legate al lock-on e alla gestione della telecamera

Poca varietà di nemici


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